Come funziona davvero Google: storia, algoritmi, e segreti SEO 2026 (GUIDA COMPLETA)

Eugenio Tommasi

Capire come Google decide quali pagine meritano la prima posizione è l’obiettivo di ogni SEO, marketer, copywriter o imprenditore online. Nel 2025, lavorare sul web significa convivere con un algoritmo potentissimo che decide la visibilità dei contenuti e, in molti casi, anche la sopravvivenza dei business.

Google è allo stesso tempo gigante, arbitro e giudice del traffico online.
Noi lavoriamo incessantemente per soddisfare i suoi standard, senza che Google ci abbia mai pagati per questo. Eppure siamo proprio noi — gli umani che scrivono, analizzano, migliorano, sperimentano — a rendere possibile il suo impero.

Per affrontare Google con lucidità, bisogna conoscere:

  • la storia dei suoi algoritmi
  • come valuta davvero le pagine web
  • come individua lo spam
  • il ruolo dei quality raters
  • cosa è cambiato con gli aggiornamenti più recenti
  • cosa rivelano i documenti trapelati nel 2024
  • e soprattutto come impostare una SEO moderna, efficace e sostenibile

Questa è una guida completa che unisce storia, analisi tecnica, esempi reali, best practice e visione strategica.

PageRank: il primo brevetto che ha cambiato Internet

La SEO nasce davvero nel 1998, con il brevetto universitario che ha dato vita a Google: PageRank.

Prima di PageRank, i motori di ricerca classificavano le pagine soprattutto in base a:

  • ripetizione delle parole chiave
  • tag riempiti a caso
  • densità keyword
  • contenuti scritti solo per i motori, non per le persone

Era l’era oscura del web. Bastava scrivere cento volte la stessa parola per apparire in cima.

Con PageRank tutto cambia:
i link diventano voti e non pesano tutti allo stesso modo.

Per approfondire, puoi leggere la pagina dedicata su PageRank di Wikipedia.

Perché PageRank fu rivoluzionario?

Perché introduce un principio ancora valido oggi:

La qualità di un link è più importante della quantità.

Un link da un sito autorevole, come un giornale nazionale o un’università, valeva come mille link presi da siti spam.

Google sposò l’idea che il web è una rete di fiducia: più un sito veniva linkato da altri siti affidabili, più meritava visibilità.

Ancora oggi, nonostante i progressi, PageRank è vivo.
Non è più l’unico segnale, ma è il cuore concettuale di tutto l’ecosistema di ranking.

L’evoluzione del ranking: da PageRank al Machine Learning (RankBrain, BERT, MUM)

Negli anni, Google ha arricchito i suoi algoritmi con livelli di complessità crescenti.

Oggi i sistemi di ranking ufficiali — descritti nella documentazione Google Ranking Systems Guide — includono segnali come:

  • qualità dei contenuti (Helpful Content System)
  • rilevanza semantica
  • affidabilità e autorevolezza (E-E-A-T)
  • usabilità del sito
  • comportamento degli utenti
  • segnali anti-spam
  • aggiornamenti core basati su intelligenza artificiale

Le milestone più importanti

  • Panda (2011) → punisce i contenuti di bassa qualità
  • Penguin (2012) → punisce il link spam
  • Hummingbird (2013) → migliora l’interpretazione dell’intento di ricerca
  • RankBrain (2015) → primo sistema basato su machine learning
  • BERT (2019) → comprensione del linguaggio naturale
  • MUM (2021) → modello multimodale per query complesse
  • Helpful Content Update (2022) → priorità ai contenuti realmente utili

La direzione è chiara: Google non valuta più la SEO superficiale.
Vuole capire:

  • cosa vuole l’utente,
  • cosa gli stai offrendo realmente,
  • se il tuo contenuto soddisfa il bisogno.

La lotta allo spam: come Google individua e punisce i comportamenti manipolativi

Per mantenere i risultati di ricerca puliti, Google identifica oltre 40 miliardi di pagine spam ogni giorno.
È un dato impressionante, riportato nella pagina ufficiale Come Google rileva lo spam.

Gli spammer evolvono, Google pure.

Principali tecniche che Google punisce:

  • keyword stuffing
  • link comprati o network artificiali
  • cloaking
  • doorway pages
  • duplicazioni massive
  • scraping di contenuti
  • articoli generati in serie usando tool automatici
  • PBN mal costruite
  • pagine create per ingannare l’utente

Ogni metodo che tenta di manipolare i segnali di ranking è rischioso.

Google non vuole perfezione, ma vuole trasparenza e utilità reale.

4. Quando gli algoritmi non capiscono: arrivano i Quality Raters

Nonostante tutti i sistemi automatici, Google non si affida solo ai robot.
Quando una pagina è difficile da classificare, entrano in gioco i Search Quality Raters, persone reali pagate per valutare siti e risultati di ricerca.

Il loro compito?
Dire a Google se un risultato:

  • è utile
  • è affidabile
  • è fuorviante
  • è pericoloso
  • è creato da esperti reali
  • risponde al bisogno dell’utente

Le linee guida ufficiali (pubbliche) sono disponibili qui:
👉 Search Quality Evaluator Guidelines
e anche nella versione italiana come Google Search Essentials.

Queste linee guida sono un tesoro per i SEO.
Non determinano il ranking, ma rivelano come Google vuole che sia costruito il web.

Leggendole si capisce cosa Google considera:

  • autorevolezza (Authority)
  • esperienza reale (Experience)
  • affidabilità (Trust)
  • rilevanza e utilità
  • chiarezza
  • trasparenza
  • reputazione del brand

In altre parole, sono una bussola.

5. La lunga storia degli aggiornamenti di Google

Vuoi vedere tutti gli update storici dal 1999 a oggi?
Il database più autorevole è:
👉 Google Algorithm Change History di Moz

Gli aggiornamenti sono centinaia ogni anno, ma alcuni meritano davvero attenzione.

Negli ultimi 18 mesi, due update hanno avuto un impatto enorme.

6. L’aggiornamento di novembre 2023: un giro di vite sui contenuti “non utili”

L’update di novembre 2023 è stato uno dei più drastici degli ultimi anni.

Approfondimento:
👉 Ultimi aggiornamenti Google Novembre 2023 – SEOZoom
👉 Report Search Engine Land su Google November 2023 Core Update

Obiettivi principali

  • ridurre i contenuti scritti in serie
  • penalizzare siti costruiti solo per fare traffico
  • eliminare network sospetti di link
  • alzare l’asticella degli standard qualitativi
  • potenziare il sistema Helpful Content

Questo update ha segnato la fine delle strategie “quantitative”:

“Pubblico tanto → ottengo tanto traffico”
NON funziona più.

Google vuole contenuti con sostanza, non con volume.

7. L’aggiornamento marzo 2024: punizione ai contenuti AI senza controllo

L’update di marzo 2024 è stato ancora più duro.

Fonti:
👉 Google Search Update March 2024 – Google Blog
👉 Report Search Engine Land sul March 2024 Core Update

È stato chiamato il Reset dei Contenuti.

Obiettivo dichiarato:

  • colpire siti che pubblicano contenuti generati automaticamente senza revisione umana
  • chiudere migliaia di siti con contenuti superficiali
  • ridurre l’impatto dei network SEO automatizzati
  • dare priorità ai contenuti creati da persone reali

Google non combatte l’AI in sé, ma l’uso scorretto dell’AI.
Un contenuto generato e poi verificato, arricchito, rifinito da un autore umano non è considerato spam.

Un contenuto generato in massa per scalare SERP, sì.

8. I documenti segreti trapelati nel 2024: cosa abbiamo imparato davvero

Maggio 2024: un ex dipendente Google espone un fatto clamoroso.
Online erano da mesi disponibili documenti interni che spiegavano come funzionano certi sistemi di ranking.

Approfondimenti:
👉 Google responds to leak – Search Engine Land
👉 Unpacking Google’s massive search documentation leak
👉 Google leak: author, publisher, entities SEO

Google ha dichiarato che i documenti “mancano di contesto”, ma i SEO hanno osservato diverse conferme.

Le 4 grandi verità emerse dal leak

1. Google usa massicciamente i dati comportamentali

CTR, tempo di permanenza, scroll depth, bounce, ritorni alla SERP.

2. Chrome è una fonte di dati privilegiata

Non ufficialmente, ma praticamente certo.

3. Le entità sono fondamentali

Google crea profili per:

  • persone
  • aziende
  • brand
  • autori
  • siti web

e li valuta nel tempo.

4. Il ranking non è mai fisso

Google modifica dinamicamente l’ordine delle pagine in base al comportamento degli utenti.

Il ranking non è un elenco statico: è un sistema vivo che si aggiorna a ogni interazione.

9. Come fare SEO nel 2025: le strategie che funzionano davvero

Alla luce di tutto questo — PageRank, aggiornamenti core, AI, quality raters, leak — qual è la SEO che funziona oggi?

1. Sì ai contenuti utili, no ai contenuti riempitivi

La keyword strategica qui è contenuti di qualità SEO.

Scrivere tanto non basta: bisogna scrivere bene.

2. Costruisci autorità (E-E-A-T)

Google vuole vedere:

  • esperti reali
  • esperienze personali
  • trasparenza
  • professionalità

La keyword correlata è: autorevolezza SEO.

3. I link contano ancora, ma solo quelli buoni

Keyword: link building di qualità.

Un link sbagliato rovina mesi di lavoro.

4. Cura l’esperienza utente

Velocità, struttura, mobile-first, UX.
Keyword correlata: SEO tecnica.

5. Evita qualsiasi sintomo di manipolazione

Google non perdona:

  • PBN scadenti
  • link comprati
  • duplicazioni massive
  • pagine doorway

6. Lavora sulla reputazione online

Keyword: brand authority, entity SEO.

Se il tuo brand è cercato, citato, menzionato… Google se ne accorge.

7. Integra l’AI ma con controllo umano

Keyword: AI content SEO.

Google non punisce l’AI, punisce la mediocrità.

Costruire un web umano, insieme

C’è una cosa che nessun algoritmo potrà mai imitare completamente:
l’umanità.

Google è un robot.
Potentissimo, sofisticato, complesso.
Ma resta un robot.

Noi invece:

  • amiamo,
  • creiamo,
  • immaginiamo,
  • sbagliamo,
  • ci miglioriamo,
  • sogniamo.

E nel mare degli algoritmi, la differenza la fa sempre la creatività umana.
La capacità di mettersi nei panni di chi cerca qualcosa.
La voglia di costruire qualcosa che sia utile davvero.

Come Robin Hood, la nostra missione è rubare al gigante un po’ di attenzione…
e restituirla a chi crea contenuti di valore, ai piccoli, a chi merita di essere visto.

Perché alla fine la SEO non è una lotta tra umani e robot.
È un invito a essere più umani, più autentici, più utili.

vi amo, con tutto il cuore.
Eugenio

 

Eugenio Tommasi

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