Capire la differenza tra parole chiave di marca e non di marca è uno dei primi passi per costruire una strategia digitale davvero efficace, ogni esperto SEO lo sa bene. Questi due gruppi di parole riflettono comportamenti e intenzioni molto diverse da parte degli utenti, e saperle interpretare correttamente consente di intervenire in modo più mirato lungo tutto il percorso decisionale del cliente. Le parole chiave, infatti, non sono solo strumenti per farsi trovare online, ma veri e propri indicatori di cosa le persone vogliono, cosa stanno cercando in quel momento e quanto sono vicine a compiere un’azione, che sia un acquisto, una registrazione o un semplice contatto.
Una corretta lettura di queste intenzioni consente di adattare messaggi, offerte e contenuti in modo più preciso, parlando il linguaggio giusto nel momento giusto. In un contesto competitivo dove ogni clic ha un costo e ogni visita conta, riuscire a distinguere tra un utente che ha già familiarità con il tuo brand e uno che è ancora nella fase esplorativa può rappresentare un vantaggio strategico notevole. Anche la gestione del budget e delle priorità operative dipende fortemente da questa distinzione: puntare tutto su un solo tipo di parole chiave può portare squilibri che compromettono l’intera performance della campagna.
Vediamo nel dettaglio cosa sono, perché contano e come usarle al meglio.
Indice argomenti:
Cosa si intende per parole chiave di marca
Le parole chiave di marca (o branded keywords) includono il nome della tua azienda, i tuoi prodotti o qualsiasi variazione che rimandi direttamente a te. Sono utilizzate da chi ti conosce già e sta cercando esattamente te.
Questo tipo di query è estremamente prezioso, perché arriva da persone che hanno già superato le prime fasi del percorso d’acquisto: non stanno più confrontando alternative o cercando informazioni generiche, ma sono già orientate verso una decisione precisa. In molti casi si tratta di utenti che hanno già avuto un’interazione con il tuo brand, magari grazie a una pubblicità vista in precedenza, una recensione letta online o il passaparola. Quando digitano una parola chiave di marca, stanno semplicemente cercando il modo più veloce per accedere a ciò che offri.
In termini pratici, questo si traduce in un tipo di traffico altamente qualificato. Sono utenti più propensi a completare un’azione desiderata, come effettuare un acquisto, iscriversi a newsletter e social media o richiedere un preventivo. Inoltre, la concorrenza su queste parole chiave è spesso più bassa, poiché sono specifiche per il tuo marchio, il che si riflette in un minor costo per clic nelle campagne PPC e in un maggiore controllo del posizionamento nei risultati organici.
Un altro aspetto importante è la difesa del marchio: anche se queste parole sembrano ”tue”, non è raro che i competitor facciano offerte per intercettare il traffico diretto al tuo nome. Per questo motivo, presidiare attivamente le branded keywords non è solo una questione di performance, ma anche di tutela dell’identità digitale.
Le parole chiave non di marca (o non-branded) sono termini più generici, che non includono riferimenti al tuo nome. Sono utilizzate da persone che stanno esplorando opzioni e non conoscono ancora la tua azienda.
Ad esempio, una ricerca come “piattaforme streaming con film in italiano” mostra un’intenzione di scoperta. Chi cerca non ha ancora scelto a quale servizio affidarsi, quindi qui entra in gioco la tua capacità di farti notare e convincere.
Perché ti servono entrambe
Bisogna concentrarsi su tutte le keywords, se ti concentri solo sulle parole chiave di marca, parli solo a chi ti conosce già. Al contrario, se punti solo su quelle non di marca, rischi di disperdere il budget senza convertire abbastanza.
Una buona strategia mescola le due cose: sfrutta le branded keywords per capitalizzare l’interesse diretto verso il tuo marchio e lavora sulle non-branded per intercettare nuovi utenti, educarli e portarli verso una conversione.
Lavorare con entrambi i tipi di parole chiave significa costruire una presenza digitale solida su tutti i livelli del funnel di marketing. Le branded keywords ti permettono di non perdere opportunità preziose nella fase finale del processo decisionale, quando il potenziale cliente è pronto ad agire. Le non-branded, invece, sono il tuo strumento per ampliare il bacino d’utenza, creare consapevolezza e posizionarti come punto di riferimento nel tuo settore. È proprio grazie a quest’ultima categoria che puoi intercettare domande e bisogni anche impliciti, facendoti trovare nei momenti in cui l’utente ancora non sa di volere esattamente te.
Inoltre, l’uso combinato ti aiuta a costruire autorevolezza online. Se le tue pagine compaiono sia per ricerche di marca che per ricerche generiche, aumenti la percezione di essere un’opzione valida e conosciuta. Questo ha un effetto positivo anche sulla fiducia e sulla reputazione del brand, due elementi fondamentali in qualsiasi processo d’acquisto.
Strategie SEO per parole chiave di marca e non
Sul fronte SEO, è più semplice posizionarsi per parole chiave di marca, perché Google riconosce l’autorevolezza del nome. Ma questo traffico, per quanto prezioso, non ti porterà nuovi clienti.
Per ampliare la visibilità, lavora su contenuti ottimizzati per parole chiave non di marca. Se vendi integratori naturali, oltre a posizionarti per “Vitamina C BioPlus” (tua marca), punta anche su “miglior integratore vitamina C” o “integratori naturali per il sistema immunitario”. Queste ricerche portano utenti che potresti convertire anche se non ti conoscono ancora.
Ma non si tratta solo di attirare clic: le parole chiave non di marca ti offrono un’occasione concreta per raccontare chi sei, cosa ti distingue dagli altri e perché dovrebbero scegliere proprio te. È qui che entra in gioco la strategia dei contenuti: creare articoli informativi, video tutorial, guide comparative o approfondimenti che rispondano a domande frequenti è un ottimo modo per posizionarsi nei risultati di ricerca, anche senza una notorietà iniziale.
Inoltre, queste keyword permettono di intercettare un pubblico in fase di esplorazione, che spesso è più aperto a valutare alternative. Questo tipo di traffico ha un valore strategico perché ti consente di costruire una relazione con l’utente fin dalle prime fasi del suo percorso. Se riesci a offrire contenuti utili e pertinenti, aumenti la fiducia nel tuo brand e crei i presupposti per una conversione futura.
Anche la struttura del sito e la UX (user experience) giocano un ruolo importante nell’ottimizzazione SEO per parole chiave non di marca. Pagine lente, poco chiare o non mobile-friendly rischiano di vanificare gli sforzi fatti in fase di ricerca keyword. L’obiettivo è far sì che ogni contenuto non solo venga trovato, ma che sia anche facile da navigare e convincente da leggere.
Infine, non dimenticare che la SEO non è statica. I comportamenti di ricerca cambiano, le tendenze evolvono e anche i bisogni del tuo pubblico possono variare. Per questo è importante monitorare regolarmente le performance delle keyword, aggiornare i contenuti e cercare nuove opportunità per rafforzare sia la presenza sulle branded keywords che l’espansione verso segmenti non ancora esplorati. Solo così potrai mantenere nel tempo un vantaggio competitivo concreto.
Strategie PPC per sfruttarle al meglio
In una campagna a pagamento, le parole chiave di marca sono di solito meno costose e più redditizie. Chi cerca “BioPlus integratori” probabilmente è pronto a comprare. Al contrario, “integratori naturali online” ha più concorrenza, è più caro, ma ti espone a nuove persone.
Questo accade perché Google (o qualsiasi altra piattaforma pubblicitaria) assegna un punteggio (e penalizzazioni) di qualità più alto alle keyword fortemente correlate con l’annuncio e la pagina di destinazione, cosa che di solito avviene con le ricerche di marca. Di conseguenza, paghi meno per apparire in alto e hai un miglior ritorno in termini di conversioni. Ma affidarsi solo a questo tipo di traffico può limitare la crescita.
Le parole chiave non di marca, per quanto più competitive e spesso più costose, ti permettono di raggiungere utenti che non hanno ancora una preferenza definita. Sono perfette per far scoprire il tuo brand in modo organico e naturale, attraverso contenuti rilevanti e ben progettati. Anche se il percorso verso la conversione potrebbe essere più lungo, questo tipo di traffico è fondamentale per alimentare la parte alta del funnel e far crescere la notorietà.
Un consiglio pratico? Separa le campagne: una solo per branded keywords, una per non-branded. Così potrai analizzare meglio i risultati, distribuire il budget in modo strategico e fare test mirati. Questo approccio ti consente anche di calibrare il messaggio in base al livello di consapevolezza dell’utente, rendendo ogni annuncio più pertinente.
Usa un tool come Google Ads per vedere la suddivisione in campagne e gruppi di annunci distinti.
Come mantenere un buon equilibrio: gestire il mix
Le parole chiave di marca e non di marca non si escludono, anzi si completano. Le prime portano conversioni rapide, perché intercettano utenti già pronti all’azione, che ti conoscono e sanno cosa vogliono. Le seconde, invece, sono fondamentali per alimentare il tuo funnel di marketing, portando nuova linfa al tuo pubblico e generando interesse tra chi ancora non ha familiarità con il tuo marchio.
Un buon marketer non sceglie tra l’una o l’altra categoria, ma lavora per costruire un equilibrio dinamico tra entrambe. Capisce quando è il momento di spingere sul proprio nome per consolidare la leadership e quando, invece, è più utile esplorare nuove query per ampliare il raggio d’azione. Questo significa non solo sapere come allocare il budget, ma anche comprendere il comportamento degli utenti, anticipare i loro bisogni e adattare contenuti, offerte e messaggi in funzione dei diversi momenti del percorso di acquisto.
L’aspetto più importante è che questo equilibrio non è mai definitivo. I mercati cambiano, le abitudini di ricerca evolvono, nuovi competitor entrano in gioco. Per questo il lavoro sulle keyword deve essere continuo, fondato sull’analisi dei dati reali e sull’ottimizzazione costante. Testare nuove varianti, aggiornare le pagine di destinazione, rivedere le strategie di targeting: tutto fa parte di un processo in cui sperimentazione e precisione devono andare di pari passo.
Se riesci a orchestrare bene questo mix, vedrai aumentare non solo il traffico ma soprattutto la qualità di quel traffico. E quando le persone giuste arrivano al momento giusto, le vendite crescono in modo naturale. In fondo, l’obiettivo di ogni strategia digitale efficace non è solo farsi notare, ma trasformare l’attenzione in azione. E il modo in cui usi le parole chiave può fare davvero la differenza.
Ecco alcuni consigli per gestire bene il mix tra brand e non brand:
analizza i dati Monitora costantemente le performance delle keyword, non solo in termini di clic ma anche in termini di conversioni, tempo medio sul sito, frequenza di rimbalzo e percorso dell’utente. Questi dati ti aiuteranno a capire dove migliorare e dove investire di più.
proteggi il tuo marchio Fai offerte sul tuo nome anche se non c’è concorrenza apparente. Potresti non accorgerti subito di nuovi competitor che entrano nel tuo spazio pubblicitario. Essere sempre presenti per il proprio nome ti garantisce visibilità e autorità nei momenti chiave.
testa nuove combinazioni Sperimenta keyword long-tail e segmenta in base all’intento. Ad esempio, “integratori naturali per stanchezza post-lavoro” potrebbe attrarre un pubblico diverso rispetto a “integratori per energia sportiva”. Questo ti permette di creare annunci più mirati e campagne più personalizzate.
diversifica le landing page Evita di usare la stessa pagina per tutte le keyword. Le ricerche di marca devono portare a contenuti diretti all’azione, come offerte, testimonianze, garanzie o form di contatto. Quelle non di marca, invece, funzionano meglio se guidano l’utente attraverso un percorso informativo che lo accompagni fino alla decisione.
sfrutta il retargeting Il retargeting è uno degli strumenti più efficaci per unire i due mondi. Un utente che ti ha trovato tramite una parola chiave generica può essere successivamente raggiunto con annunci brandizzati, aumentando le probabilità di conversione. In questo modo, costruisci una relazione progressiva, guidata dalla rilevanza del messaggio.
adatta le creatività Non usare lo stesso annuncio per tutto. Chi cerca un prodotto specifico del tuo brand ha bisogno di conferme rapide e inviti all’azione forti. Chi invece fa una ricerca generica si aspetta soluzioni, benefici, confronti e motivazioni. Differenziare il tono e il contenuto degli annunci ti aiuterà a parlare in modo più efficace ai diversi segmenti.
mantieni flessibilità Le prestazioni delle parole chiave cambiano nel tempo. Periodi stagionali, cambi di mercato, lanci di nuovi competitor o aggiornamenti degli algoritmi possono influenzare i risultati. Tieniti pronto a ribilanciare budget, riscrivere testi o modificare offerte per restare competitivo.
Un buon equilibrio non è statico, ma va costruito nel tempo attraverso sperimentazione, analisi e ottimizzazione continua. Usare bene sia le parole chiave di marca che quelle non di marca ti permette di coprire tutto lo spettro dell’intenzione di ricerca, creando un ecosistema pubblicitario più forte e completo.
Un’ultima cosa: occhio ai concorrenti
A volte altre aziende fanno offerte sul tuo marchio nei motori di ricerca. Se non sei presente con una tua campagna, rischi di far arrivare l’utente da loro. Monitorare e analizzare l’attività dei competitor è fondamentale per proteggere il tuo spazio digitale e ottimizzare il tuo posizinamento.
Questa pratica, chiamata conquesting, è piuttosto comune nel marketing digitale. Un brand concorrente può fare offerte mirate proprio sul nome del tuo marchio o dei tuoi prodotti, inserendo il tuo nome nelle sue keyword a pagamento per intercettare il tuo traffico diretto. Il risultato? Un utente che ti stava cercando potrebbe finire su un sito concorrente, magari attratto da un’offerta più aggressiva o da un messaggio pubblicitario ben studiato.
Essere assenti in questi casi equivale a lasciare aperta la porta altrui. Anche se può sembrare strano fare pubblicità sul proprio nome, è una strategia di difesa necessaria: ti permette di mantenere il controllo sulla percezione del brand nei risultati di ricerca e assicura che chi ti cerca arrivi davvero da te.
Un altro aspetto da considerare è che, pur essendo il tuo brand, Google non ti garantisce automaticamente il primo posto nei risultati a pagamento se non stai attivamente investendo su quelle keyword. E se un competitor ha un punteggio di qualità elevato e una buona offerta, potrebbe superarti anche lì.
Per questo è importante utilizzare strumenti come Google Ads Auction Insights, SEMrush o SimilarWeb per tenere d’occhio chi fa pubblicità sul tuo nome, con quale frequenza e in quali contesti. In caso di concorrenza insistente, puoi anche valutare se rispondere con annunci più aggressivi, promozioni dedicate o una comunicazione più chiara del tuo valore differenziante.
Infine, proteggere il tuo marchio online va oltre la singola campagna PPC. Riguarda la coerenza e la presenza in tutto l’ecosistema digitale: dai social alla SEO organica, dalle recensioni alle newsletter. Un brand forte e ben presidiato è meno vulnerabile alle incursioni della concorrenza e più capace di fidelizzare gli utenti lungo tutto il percorso di conversione.
Agenzia Web Marketing SEO.srl
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