Google Penguin, cos’è e come agisce

Google Penguin è un aggiornamento dell’algoritmo di Google che si occupa di contrastare le varie tecniche di spamming che vanno contro le linee guida della società di Larry Page. L’azienda simbolo di Mountain View ha lanciato questo update nell’aprile del 2012 promettendo grandi novità.

Insieme a Google Panda è uno degli update più conosciuti ed anche più temuti dai webmasters a causa delle limitazioni che può provocare a chi si occupa di SEO.

Google Penguin, il nemico degli spammers

Google Penguin colpisce duro come i pinguini di Madagascar

Google Penguin 4.0

Nel corso degli anni Big G ha effettuato diverse modifiche nell’algoritmo che regola Penguin, al fine di incrementare la sua efficacia. Combattere il fenomeno del webspamming è diventata infatti una priorità per il colosso dei motori di ricerca.

Con il suo avvento molti siti che sfruttavano tecniche Black Hat SEO hanno visto la propria visibilità diminuire drasticamente finendo tra gli ultimi posti della SERP. Bisogna quindi stare molto attenti a rispettare le regole in casa Google se non vogliamo che la nostra attività coli a picco.

Vediamo ora nel dettaglio il principio di funzionamento di questo algoritmo.

Funzionamento di Google Penguin

Come sappiamo ormai da molti anni, Google mette al primo posto la user experience, consapevole che è la giusta strada da seguire se si vogliono ottenere risultati concreti.

Ciò significa che quando Penguin analizza un sito web va a scovare tutte quelle criticità che rendono spiacevole la navigazione su di esso. L’ideale sarebbe utilizzare esclusivamente delle tecniche White Hat SEO per non incorrere in questi problemi, cioè quelle che Google approva.

Purtroppo questo succede raramente e il più delle volte i web creator ricorrono a stratagemmi discutibili. Vediamone alcuni:

Tecniche penalizzate da Google Penguin

Avendo compreso a pieno che Penguin scoraggia fortemente lo spamming, le tecniche penalizzate saranno tutte quelle che lo favoriscono, come:

  • Keywords stuffing. In questo caso il creator si preoccupa di inserire nel sito una serie di parole chiave che ne incrementano l’ottimizzazione con lo scopo di salire nel ranking. Stare attenti alle keywords è importante ma se si esagera si rischia di sfinire l’utente portandolo all’esasperazione.
  • Tecniche di cloaking. Chi usa questo tipo di espedienti mostra a Google dei risultati di ricerca diversi da quelli che mostra all’utente. Le motivazioni dietro questi mezzucci sono diverse, da quelle più innocue come l’innalzamento del ranking per il proprio sito a quelle più dannose come il collegamento a siti web non sicuri per hackerare l’utente.
  • Siti satellite. Questi siti si trovano su un dominio diverso e spesso vengono utilizzati solo per aumentare il contenuto del sito in cui sono stati linkati.
  • Anchor text non appropriati. Gli anchor text sono dei collegamenti ipertestuali che servono a rimandare l’utente verso tematiche inerenti alla sua ricerca. Google penalizza chi usufruisce di questi strumenti per collegarsi a pagine che non interessano l’utente.

A proposito di anchor text

Mettiamo caso che vogliamo ottimizzare le ricerche per un sito che parla di calcio, più precisamente sulla serie A e la ricerca da ottimizzare sia “partite di campionato”.

La maggior parte dei link utilizzeranno degli anchor text con dentro “partite di campionato”. Questo discorso va bene ma fino a un certo punto. Se dovessimo esagerare con l’inserimento di questi link Google capirebbe che non lo stiamo facendo per aiutare l’utente a trovare le pagine che gli interessano, bensì stiamo spammando con la speranza di avere un guadagno personale.

Attenzione ai link in entrata

Occorre fare molta attenzione ai link in entrata, cioè quando altri siti utilizzano dei link che rimandano al nostro. Se gli unici siti che linkano i nostri contenuti sono siti di dubbia qualità allora Google potrebbe finire col pensare che anche noi non siamo dei bravi creator.

Questo penalizza la nostra attività in quanto non viene ritenuta autorevole e viene catapultata direttamente fra gli ultimi posti della SERP.

Come difendersi da Google Penguin

Google Penguin sta arrivando!

Google Penguin sta arrivando!

Ora che abbiamo capito come funziona Penguin e in che modo va a penalizzare i siti web, vediamo quali sono i mezzi che abbiamo a disposizione per difenderci.

Innanzitutto, procediamo con la rimozione dei link inutili e dannosi che hanno portato alla segnalazione da parte dell’algoritmo. Li eliminiamo manualmente laddove possibile, per tutti gli altri link ci aiutiamo con disavow tool, un ambiente messo a disposizione da Google che possiamo trovare nella Google Search Console. Tuttavia è consigliabile ricorrere a questo tool solo se si è già dei webmaster navigati.

Piuttosto che spammare link ovunque possiamo provare a curare di più la grafica del nostro sito in maniera da renderlo più appetibile agli occhi degli utenti. In tal senso è utile corredare di immagini e video la nostra pagina, sia per migliorare la user experience ma anche per far respirare l’articolo.

Oltre a svolgere un lavoro di controllo sui link, Penguin monitora anche la qualità e l’originalità dei testi che scriviamo. Ciò significa che se prendiamo dei pezzi di testo da altre fonti e li ricopiamo pedissequamente Penguin se ne accorgerà e ci punirà.

Data la grande quantità di lamentele nei confronti di questo update, Google ha reso disponibile uno spazio per ascoltare i creator. Molti hanno infatti giudicato ingiuste le restrizioni subite dai propri siti.

Nonostante venga incontro alle esigenze dei webmaster, Google continua ad adottare la politica secondo cui è bene utilizzare solo tecniche White Hat SEO. Infatti se un sito è stato colpito da Penguin è perché non ha seguito scrupolosamente i consigli di Google.

Vengono colpiti tutti allo stesso modo?

L’impatto che Penguin ha avuto sulle ricerche non è stato omogeneo. Ci sono infatti paesi in cui la sua azione ha interessato circa il 3% delle ricerche totali, mentre in paesi come la Polonia il 5%.

Questi dati sono senz’altro interessanti per comprendere in quali aree del pianeta si utilizzano delle tecniche scorrette e in quali invece rispettano le regole.

Conclusioni

Per concludere questo approfondimento su Google Penguin non possiamo che schierarci dalla parte degli utenti e considerare necessarie certe misure.

D’altro canto il rispetto della persona è la prima cosa da tenere a mente per qualunque attività, SEO inclusa.

Inoltre, dopo che il core dell’algoritmo di Google lo ha inglobato nel 2016, Penguin non potrà far altro che garantire risultati sempre più soddisfacenti.

Non ci resta che attendere i prossimi aggiornamenti di questa risorsa che sicuramente non tarderanno ad arrivare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.