Google AdSense: cos’è, come funziona e a cosa serve

I webmaster e i blogger possono contare su uno strumento gratuito per permettere al loro sito internet/blog di generare introiti attraverso la pubblicazione interna di inserzioni pubblicitarie: ci riferiamo a Google Adsense, il circuito pubblicitario che mette in contatto gli inserzionisti pubblicitari con i publisher.

Che cos’è Google AdSense?

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Si tratta di una soluzione molto semplice per guadagnare soldi, mostrando annunci pubblicitari accanto a contenuti pubblicati online. I publisher incassano soldi e mostrano ai visitatori dei loro siti web/blog inserzioni pubblicitarie: quanto più queste risultano coinvolgenti e pertinenti alla tematica trattata, tanto più aumenteranno le probabilità che gli utenti ci cliccheranno su.

È proprio in base ai click che i publisher possono ottenere guadagni più o meno lauti.

Google AdSense: ecco come funziona e quali errori evitare

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Il funzionamento di google Adsense è semplice, intuitivo e soprattutto gratuito. La registrazione è priva di obblighi e va effettuata necessariamente tramite un account Google. In seguito alla proposta di affiliazione, lo staff del “Colosso di Mountain View” ha 48 ore di tempo per decidere se accettare la richiesta di iscrizione oppure se respingerla.

Il tipo di sito internet o di blog si rivela decisivo: per portali che hanno un certo traffico web e che trattano tematiche che rientrano nella norma, in genere, non vi sono problemi di alcun tipo. Si suggerisce, perciò, di iniziare a lavorare con Google Adsense solo se il progetto del proprio sito web/blog risulta già avviato (una cinquantina di pagine web, come stima, è una discreta base di partenza).

A fronte di esito positivo, i publisher potranno utilizzare Google Adsense sin da subito, effettuando l’accesso al servizio dal proprio account Google e selezionando il tipo di inserzione pubblicitaria maggiormente in linea con le proprie intenzioni: le alternative sono annunci, motori di ricerca personalizzati, referral, annunci per cellulari.

– Come si possono modificare gli annunci su Google AdSense?

In linea di massima, gli annunci testuali sono quelli meglio retribuiti e con maggiori probabilità di essere cliccati dai visitatori. I banner possono essere personalizzati per forma, colori e dimensioni, in modo da adattarli al meglio alle pagine web del portale.

Chi lo reputa opportuno, oltre alla soluzione testuale e a quella visuale in formato flash, gif o jpeg, può sceglierle entrambe, indicando il tipo di creatività di suo gradimento.

– Come opera Google AdSense?

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Sempre in riferimento al funzionamento di Google Adsense, vale la pena precisare che vi è un servizio di statistiche davvero avanzato, dove il diretto interessato ha la possibilità di venire a conoscenza del numero totale di impressioni e di click e dei ricavi quotidiani, oltre a quelli totali.

Google Adsense va ad abbinare le inserzioni pubblicitarie al sito internet/blog dei publisher, tenendo conto sia dei contenuti postati sia del percorso di navigazione portato a termine dai visitatori. Ne consegue che nel primo caso l’argomento giochi un ruolo di cruciale importanza, mentre nel secondo caso verrà dato un peso specifico rilevante alle parole digitate nell’interrogazione di ricerca.

In questo modo, gli inserzionisti intenzionati a farsi conoscere meglio nel mondo del web, grazie al circuito pubblicitario di Google, saranno in grado di promuovere con efficacia i loro prodotti/servizi e di migliorare la visibilità del loro brand.

Chi pubblica i contenuti, poi, ha l’opportunità di scegliere la posizione delle inserzioni, di monitorare le categorie di annunci permessi, di bloccare eventuali pubblicità indesiderate, perché magari non in linea con quanto trattato o perché reputate non all’altezza di assicurare introiti rilevanti, e infine di personalizzare il layout grafico dei banner.

– Quali sono gli errori da evitare?

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Evidenziata la logica di funzionamento di Google Adsense, bisogna però prestare attenzione a tutta una serie di errori che sarebbe meglio evitare.

Dare attenzione alle cosiddette visite mordi e fuggi. Quante volte gli utenti, dopo essere approdati sul sito internet di turno, nemmeno ci interagiscono, ma si limitano a cliccare su un annuncio pubblicitario, per poi uscire subito?

Questo meccanismo si rivela deleterio. Chiunque potrebbe chiamare i propri amici, i propri familiari o pagare qualcuno per cliccare sugli annunci pubblicitari pubblicati sul proprio sito web. Google smaschera subito questo meccanismo artefatto: il publisher rischia di essere bannato in via definitiva (rientrare nel circuito è praticamente un miraggio).

Inoltre, il processo in oggetto, oltre a essere deleterio, è perfettamente inutile, perché gli inserzionisti non guadagnano assolutamente nulla da click fittizi. Infine, il traffico web non ne beneficia affatto. Anzi, ad aumentare è solo la frequenza di rimbalzo che rischia di far perdere posizioni nelle serp di google al sito web/blog di riferimento.

Ragion per cui è bene che i publisher non commettano l’errore di barare e che cerchino di tenere più a lungo sulle pagine del loro portale i visitatori.

Gli annunci pubblicitari troppo vistosi vanno tassativamente evitati. Analogamente, banner troppo grandi e appariscenti non apportano valore aggiunto. I visitatori li evitano, perché li considerano estremamente fastidiosi. Un publisher dovrebbe tenere ben a mente che un visitatore approda a un sito web, perché spera di trovare contenuti rilevanti in base all’interrogazione di ricerca digitata e non certamente per visualizzare pubblicità.

Pubblicità troppo grandi sono sinonimo di perdite sia di click sia di utenti. Urgono accorgimenti volti a rendere quanto più possibili naturali gli annunci di advertising online: è bene integrarli nei contenuti. Tre annunci di testo, uno in alto, uno al centro volto a separare i paragrafi magari in H2 dei testi, e uno in fondo sono l’opzione più gettonata e in molti casi quella più redditizia in termini di guadagni. Le pubblicità devono quasi fondersi con i contenuti. In questo modo, la loro integrazione sarà completa e forniranno eventuali approfondimenti a quanto letto.

Il troppo stroppia. Troppe pubblicità sono il classico errore da evitare. L’utente se le vede, fugge dal sito web e non ci mette più piede. Inoltre, un sito internet sovraccarico di annunci pubblicitari è lento nel caricarsi. Per evitare una user-experience altamente negativa, è meglio lasciar perdere con le esagerazioni.

Google Adsense funziona al meglio solo se è ben equilibrato. Questo vuol dire che in ottica di lungo termine, per monetizzare il più possibile, è bene considerare gli annunci pubblicitari come complemento ai contenuti postati dal publisher. La loro funzione deve essere semplicemente quella di permettere approfondimenti, invogliando i lettori a cliccarci su. Senza disturbarli in alcun modo, ovviamente.

Vantaggi e benefici di Google AdSense

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Google Adsense è un ottimo alleato nel campo del web marketing. Si tratta, inoltre, del circuito di pubblicità online più redditizio che permette ai webmaster di tutto il mondo di ottenere incassi, talvolta, degni di nota.

Il numero di inserzionisti e di editori cresce di anno in anno. Se ad oggi, oltre 10 milioni di siti internet si serve di Google Adsense, qualcosa vorrà pur dire.

Poi, vale la pena soffermarsi anche sull’elevato livello di sicurezza e sulla trasparenza più assoluta per quanto riguarda la gestione e la pubblicazione degli annunci pubblicitari, sia dal punto di vista degli inserzionisti sia da quello dei publisher. Tutte le metriche necessarie sono comodamente consultabili dall’interfaccia di Adsense. E con Google Analytics è possibile avere una panoramica ancora più chiara su cosa cerca il target di riferimento e sulle keyword digitate per approdare al portale. Così facendo, strutturare contenuti mirati e personalizzati è molto più semplice.

Ci sono anche svantaggi?

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Qualche svantaggio c’è. Inutile negarlo. Per ogni click, il publisher incassa il 68%, mentre a Google spetta il restante 32%. Non convincono poi le regole sul ban. Molti webmaster, titolari di siti web di piccole dimensioni, dopo essere stati accettati, si sono ritrovati bannati.

La cosa non è passata inosservata agli addetti ai lavori. Tuttavia, nei ricorsi, Google ha fornito risposta proveniente da e-mail automatiche. Quindi, una volta bannati, anche a distanza di anni, l’utente che viene identificato in modo univoco non può più rientrare.

AdSense: quanto e come si guadagna con Google?

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Dare una risposta secca relativamente a quanti soldi si possono guadagnare con Google Adsense è impossibile. Vi sono troppi fattori in ballo: al riguardo, occorre sapere che qualsiasi strategia di monetizzazione è un procedimento lento, che necessita di molta pazienza e che ha bisogno di know-how specifico, specie in ambito SEO, copywriting, grafica, web design, linguaggi di programmazione e anche di una conoscenza generale dell’andamento dei mercati.

Avere una panoramica dei prodotti/servizi che tirano di più, è molto utile per fare soldi con Google Adsense, perché il publisher può scegliere i settori con maggiori opportunità di fare soldi. Ad oggi, il trading online, i casinò online, i prodotti farmaceutici, gli integratori alimentari, i viaggi, i corsi di formazione a distanza sono solo alcuni di quelli disposti a spendere di più in pubblicità online. Spesso, i click su annunci di queste categorie rendono meglio a livello di guadagni per i publisher.

Pertanto, sta di fatto che non è possibile determinare a priori a quanto ammonteranno i guadagni di chi decide di ricorrere a Google Adsense. In rapporto a come guadagnare su Google Adsense, vi sono variabili che incidono molto sul risultato finale: la tipologia di annunci inseriti sulle pagine, i prezzi delle inserzioni e il numero di prodotti utilizzati.

Google adotta un sistema d’asta per determinare in pochi millisecondi quali inserzioni pubblicare sulle pagine web. Agli inserzionisti tocca formulare una determinata offerta sui siti internet dei publisher, specificando il prezzo che sono intenzionati a pagare. Chi paga di più, si aggiudica quello spazio: in questo modo, oltre a selezionare le pubblicità, vengono determinati anche i guadagni per i publisher. La logica di quest’asta online competitiva fa sì che Google decida automaticamente la migliore esperienza per i visitatori di un sito internet e le inserzioni in grado di generare entrate maggiori.

Detto che Google effettua i pagamenti ai publisher in base al numero di click effettuati dagli utenti sulle pubblicità, in rapporto al loro valore (non tutti i click pagano allo stesso modo) e in relazione alle impression, dalle statistiche fornite è possibile capire cosa va e cosa non va, cercando eventualmente di apporre i correttivi necessari.

Molti publisher, esperti su una determinata tematica, sono diventati opinion leader o influencer di successo nel mondo de web, lasciando il loro vecchio lavoro, perché con Google Adsense incassavano (e incassano tuttora) molto di più.

Per ovvi motivi, scrivere contenuti in inglese è molto più redditizio rispetto all’italiano, dove comunque il mercato pubblicitario propone retribuzioni per click, talvolta, di tutto rispetto.

Qualità e quantità del traffico sul tuo sito web

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I guadagni per un publisher sono strettamente correlati anche al traffico mirato sul sito web: scelto l’argomento di riferimento insieme al posizionamento più redditizio per le inserzioni, bisogna poi saper attirare i visitatori.

Solo così tutto il lavoro non verrà sprecato. Un traffico qualificato sul sito web prevede un numero di click pari grosso modo al 2%. Questo è un CTR valutato positivamente.

Per ottenere entrate di tutto rispetto, bisogna puntare su volumi di traffico importanti.

Questo significa dedizione, contenuti unici, ben strutturati, di qualità eccelsa e che risolvano problemi o che intercettino appieno le esigenze degli utenti.

Anche monitorando le dettagliate statistiche di Google Adsense, sarà più semplice capire cosa vuole il pubblico e cosa fornirgli.

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